Pubblicato in: Cose da mamme

Ricomincio da me

Ricomincio da zero.

Da lì dove sono uscita 18 anni fa: un’aula universitaria.
Sono emozionata come ogni volta che affronto qualcosa di nuovo, ma stavolta un po’ di più, perché sto facendo qualcosa solo per me.




Tutto adesso sembra avere un senso.

Tutto appare così chiaro che mi rammarico solo di non aver avuto questa determinazione a vent’anni: avrei conquistato il mondo.

Forse.

Invece non c’ho capito niente.

Ho studiato a fatica perchè andava fatto…Scienze Politiche, un bel minestrone per un’indecisa come me: lingue, diritto, storia, economia. Un po’ di tutto, tutto inutile.

Lo dovevo capire che nonostante la laurea in tasca non avrei fatto la manager, né sarei entrata in politica, né sarei stata una studiosa…i miei voti a scuola raramente superavano il sette.

Lo dovevo capire fin da quando ero piccola, quando stavo male e rimanevo a casa con Luigina, la mia tata. La osservavo mentre stirava canticchiando, o mentre stendeva la sfoglia per le tagliatelle facendo quel buffo movimento con il sedere: mi trasmetteva tanta serenità.

“Voglio essere come lei da grande”, pensavo.




Sarà stato il trauma della “primina” fatta a casa della cattivissima maestra Adelaide: un’ombra di baffetti sotto il naso, lo sguardo duro sotto le sopracciglia folte e spettinate, quella pelle del viso segnata da rughe profonde e il vocione che faceva tremare le finestre della sua cucina, la rendevano terrificante ai miei occhi di bambina di cinque anni.

L’odore di mele cotte che inondava l’androne del palazzo poi, mi faceva già tremare le gambe…e la presenza di altri due bambini non mi confortava affatto.

Sarà stata colpa di quella “I” maiuscola in corsivo che non mi veniva, ripetuta per tutta la pagina con l’inchiostro sbaffato dalle lacrime.

Sarà per tutto questo, o forse no, che le scelte che ho fatto mi hanno riportato a casa. In un luogo sicuro.

Poca ambizione, un lavoro senza possibilità di carriera, un contratto precario, un futuro incerto…con la complicità di tutto questo sono arrivati loro, quei figli che a 20 anni detestavo. Perchè non ero una che sognava la famiglia io, anzi.

I bambini li trovavo insopportabili, soprattutto il sabato sera in pizzeria, quando iniziavano a correre urlando intorno ai tavoli.

La mia vita ha fatto un giro lunghissimo ed è tornata al punto di partenza, persino nella stessa città…con una “me” diversa, mamma, consapevole, stranamente con le idee chiare.

È ormai più di un anno che mi racconto di essere fuori dal “tunnel”, quello delle notti insonni, delle pappe, dei pannolini e dei biberon. Tutto questo è davvero finito ma è solo da qualche mese che riesco veramente a concentrarmi su di me, nonostante gli impegni con i bambini.

Adoro stare in casa a preparare torte e dolcetti per loro, amo seguirli nello studio e occuparmene a tempo pieno, non ho nessun rimpianto…ma adesso ho voglia di fare qualcosa anche per me.

44 anni: non sono il punto di arrivo, ma il punto di partenza. Ho voglia di imparare, capire, mettermi alla prova, sfidarmi…con un entusiasmo e una motivazione che non credevo possibili.

Mi sentivo ridicola a dirlo: “mi sono iscritta all’università”. La vedevo negli altri la perplessità e la scarsa fiducia nei confronti di questa scelta, capisco il perché. Agli occhi di molti il mio ruolo è quello di mamma, finisce lì.

Cosa mai potrebbe fare una donna con cinque figli a questa età?

E invece, care mamme, noi siamo molto di più: siamo persone con delle passioni, dei desideri, dei sogni! Non mettiamoli in un cassetto per sempre, la volontà muove mari e monti!

Dovremmo essere sempre curiose di imparare qualcosa di nuovo: poco importa che si tratti di un’attività manuale o che riguardi l’intelletto.

Perchè il rischio, per un donna che non lavora, è spesso quello di lasciarsi andare, di annullarsi per il resto della famiglia, di relegarsi in un ruolo che in realtà non le appartiene, di reprimere le proprie aspirazioni. Per un fatto economico forse, per il senso di colpa di non poter dare un contributo in denaro, perché il “lavoro” che fa non è quantificabile. “Non guadagno quindi non valgo”, è il pensiero di molte, mai gratificate da un sorriso o da un abbraccio.




Io nelle vesti di mamma mi trovo benissimo, ma in tutti questi anni ho cercato di mantenere in vita anche l’altra “me”: quella creativa e curiosa, che è rimasta ferma a 25 anni.

Ora questa “ragazza” sta diventando sempre più prepotente e dentro di me è in atto una sfida. Non so chi vincerà…spero che entrambe le parti possano convivere pacificamente e in equilibrio.

Chissà se verrò sopraffatta dalla stanchezza, dalle mille cose da fare, dal poco tempo a disposizione…

Io ce la metterò tutta, con l’energia che avrei voluto avere a 18 anni!

Forse sto affrontando una fase regressiva, ma non c’è più grande soddisfazione che sentirsi chiamare “signorina” dal professore! Mi sarò mimetizzata bene in mezzo alle ventenni?

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