Pubblicato in: In viaggio

La grande idea del viaggio di notte

Sembrava proprio un’ideona partire alle 9 di sera, così i bambini si sarebbero addormentati e avremmo fatto un viaggio tranquillo…senza richieste di cibo, acqua, pipì.

Infatti appena partiti sono crollati tutti! Sarà stato l’effetto di una lunga giornata di mare, di sole e di nuotate.

Verso l’una però è venuto sonno anche a noi, così abbiamo deciso di fermarci per riposare un po’.

E cosa è successo? Indovinate un po’…finite le vibrazioni della macchina in movimento, mi sono girata e ho visto tanti occhioni spalancati!

Tranne il papi, che essendo l’unico che si doveva davvero riposare, in un nano secondo aveva chiuso gli occhi e russava pure.

Ah, che bello!

Ero tutta sola con cinque ragazzini e due cani che, in piena notte, mentre io crollavo dal sonno, avevano voglia di fare qualsiasi cosa tranne che di dormire!

Briscolina? Partitina a Uno?

Mentre il papi dormiva come se avesse un sonno arretrato di mesi, dovevo cercare di tenerli un po’ tranquilli per non farlo svegliare.

Così siamo scesi per fare un giro nel meraviglioso parcheggio dell’autogrill, tra camper e tir parcheggiati.

Vedevo i bambini barcollare, avevano tanto sonno, ne ero sicura!

Così, dopo l’ennesima pipì li ho esortati a risalire in macchina e tutti seduti al proprio posto sembravano avere gli occhi semichiusi.

Finalmente ho provato anch’io a stendermi, nonostante l’attacco della cintura di sicurezza conficcato nella schiena!

Dopo essermi rigirata per qualche minuto sperando di trovare la posizione giusta, ho sentito un gran trambusto: era la principessa sul pisello che stava scomoda e con la sua grazia aveva scaraventato giù il suo seggiolino, colpendo numero 5 sulle gambe.

Numero 5, che aveva gli occhi a mezz’asta, aveva cacciato un urlo disumano, pretendendo immediatamente delle scuse (e svegliando ovviamente i vicini di camper).

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Un giorno, studiando un capitolo per il mio esame di psicologia sociale avevo letto che un modo per ridurre l’aggressività era pretendere, da chi aveva commesso l’azione, che si assumesse le proprie responsabilità e chiedesse scusa.

Lo avevo raccontato ai bambini una volta a pranzo perché mi aveva tanto colpito, e da quel momento i piccoli mi hanno preso in parola: ogni volta che discutono e uno fa male all’altro, chi ha subito il torto si mette a gridare con fare minaccioso (e molto più aggressivo di chi ha commesso il fattaccio): “devi chiedermi scusaaaaaaa!!!”

L’altro, spaventato dalle minacce di vendetta, di solito chiede scusa (più per paura che per convinzione), ma poi finisce lì.

Ecco, immaginate questa scena nell’abitacolo della macchina, in piena notte e con tutta gente che dorme intorno.

Insomma, nonostante il rumore il papi non si era proprio scomposto e dopo aver controllato se fosse ancora vivo, mi sono resa conto che numero cinque era ancora irrequieto.

E “mamma sto scomodo”, e “mamma mi voglio stendere”, e “mamma c’ho sonno”…non ne potevo più e gli ho proposto di venire davanti con me, così si sarebbe steso appoggiando la testa sulle mie gambe.

Sembrava perfetto!

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È venuto avanti, si è steso, e dopo un minuto era seduto di nuovo a guardare fuori dal finestrino.

“Mamma, io guardo i camper!”

“Sei sicuro? Non hai sonno?”

“No, io voglio guardare i camper!”

E “mamma chi c’è nel camper?”, e “mamma cosa c’è nel camper?”, e dove vanno, quando, come, perché…

Aiuto!

“Amore, se vuoi guardare i camper potresti tornare al tuo posto così almeno mi riposo un po’ io?”

“Okay…”

Aveva detto “va bene”? Finalmente!

Ora c’era silenzio…lui guardava i camper e gli occhi piano piano gli si stavano chiudendo.

Gli altri dormivano, forse potevo riposarmi.

Mi sono rigirata per i soliti cinque minuti finché non ho trovato la posizione giusta…ma ero ancora tra il sonno e la veglia, più sonno che veglia, quando una voce pimpante mi ha svegliato all’improvviso.

Era il papi, che dopo quasi due ore di sonno pensava che fosse ora di partire!

“Amore, ti sei riposata?”

“Eeeeeh, sono fresca come una rosa! Non ho chiuso occhio…ma non hai sentito niente?”

Ovviamente la risposta era no!

Siamo ripartiti che mancavano ancora tre ore di strada e come al solito, cullata dal movimento, non riuscivo ad tenere gli occhi aperti…per poi trasalire poco dopo immaginando che stessimo andando fuori strada.

Insomma, ero molto rilassata…ma per fortuna il papi era sveglissimo.

L’alba sul mare e le bombe alla crema comprate per colazione, hanno risollevato la situazione.

Ma la cosa ancora più bella è che sono arrivata finalmente a casa…a “rilassarmi”!

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