Pubblicato in: Intervista

SOS bimbi: la pedagogista risponde

Quale mamma non vorrebbe avere accanto un professionista dell’educazione, almeno nei primi tre anni di vita del proprio bambino?

Quanti dubbi ci vengono ogni giorno sul nostro operato?

Quante domande faremmo ad una persona che, avendo studiato la teoria e i metodi dell’educazione, potrebbe risponderci con obiettività?

Io ne avrei tantissime!

Così ne ho raccolte alcune con l’aiuto di diverse mamme e le ho rivolte allo staff del nido “Anatroccolo” di Balanzano (PG) e alla loro coordinatrice pedagogica, la Dott.ssa Catia Catalbiano, che gentilmente si sono resi disponibili e hanno risposto in brevissimo tempo.

Visto che si parla di nido la fascia di età presa in considerazione è 0-3 anni.

Spero che vi siano di aiuto le loro spiegazioni, buona lettura!

Quali conseguenze può avere sull’atteggiamento di un bambino il comportamento ansioso di un genitore?

“Più il genitore è ansioso e protettivo”, ci spiegano le esperte, “più il bambino sarà insicuro. Di conseguenza si parlerà di attaccamento insicuro, ovvero quella condizione secondo la quale il bambino manifesta instabilità, paura eccessiva, dipendenza dal genitore e soprattutto paura di essere abbandonato.
Il nido, di fronte ad un bambino così poco indipendente, dovrà lavorare non solo nei confronti del piccolo ma anche nei confronti della mamma”, di norma il genitore più ansioso.
“Pertanto le educatrici dovranno cercare di instaurare un rapporto di fiducia con la madre, cercando di rassicurarla costantemente e rendendosi disponibili in ogni modo (per esempio permettendole di telefonare anche più volte durante la mattinata). Lo scopo infatti è quello di non farla mai sentire  inadeguata, facendole capire che prima di lei molte altre hanno vissuto le sue stesse sensazioni e non è assolutamente l’unica a vivere questa angoscia. Per quanto riguarda il bambino invece, la routine della scuola e la scansione ripetitiva della giornata lo aiuteranno a ritrovare la sicurezza.”

Perchè un bambino morde?

“Per diversi motivi: i bambini, oltre che con le mani, sperimentano anche attraverso la bocca, quindi per conoscere ed esplorare. A volte invece lo fanno per sfida, a volte per manifestare affetto, a volte per conflitto.”

Quanto conta la collaborazione tra genitori ed educatrici?

“La collaborazione dei genitori è fondamentale e implica la continuità dell’agire educativo. Facciamo un esempio per capire meglio: quando un bambino viene ripreso a scuola per un comportamento scorretto, i genitori dovrebbero sostenere l’educatrice rimproverandolo a loro volta e spiegandogli cosa ha sbagliato  e per quale motivo. Nell’ipotesi in cui il genitore sminuisse invece l’operato della scuola, non dando importanza all’accaduto o scherzandoci addiritura sopra, in tal caso non ci sarebbe la continuità di cui si parla sopra.”

Qual è il giusto modo di comunicare con un bambino 0-3 anni?

“Inizialmente si comunica con la gestualità e con la fisicità, attraverso lo sguardo per esempio. Quindi parliamo soprattutto di comunicazione non verbale, ovvero le frasi che dovremmo usare con un bimbo piccolo dovrebbero essere poco elaborate, brevi, chiare e concise. Quando poi i bambini iniziano a parlare, è molto importante la gestione dei toni. Ciò vuol dire che ogni messaggio verbale  va rinforzato attraverso un tono adeguato: se si vuole comunicare un divieto per esempio, anche il tono, la postura e la mimica devono essere coerenti con il contenuto del messaggio perchè esso risulti efficace.”

Quali attività vengono proposte al nido? Per sviluppare quali abilità?

“Riportiamo alcuni esempi: la manipolazione serve ad affinare la presa, dagli oggetti più piccoli a quelli più grandi; la graficità a perfezionare la capacità oculo-manuale; la lettura ad imparare a riconoscere e gestire le proprie emozioni. La musica poi è tutto: ritmo, movimento, vocalità, emozioni. Il gioco motorio contribuisce ad accrescere il rispetto delle regole e il senso della spazialità.”

Come si fa ad insegnare il rispetto delle regole?

“Il rinforzo positivo, ovvero l’elemento associato ad un comportamento corretto (ad esempio una lode, un oggetto desiderato, del cibo, attività piacevoli ecc.) , è fondamentale per far sì che lo stesso si ripeta. L’imitazione del comportamento degli altri bambini aiuta poi il processo migliorativo di presa di coscienza delle regole stesse.”

Quali sono le regole non negoziabili?

“Ogni famiglia stabilisce i propri valori imprescindibili. Certo è che delle regole devono esserci, poichè esse danno sicurezza.”

Come si fa a far rispettare un “NO”?

“Innanzitutto è fondamentale come viene proposto il NO: deve essere costante, coerente e deciso. Tutti gli adulti che interagiscono con il bambino, riguardo ad un detrminato NO, devono essere d’accordo tra di loro. Inoltre ciò che è NO oggi non può diventare SÌ domani. Quindi è molto importante la COERENZA.”

Come aiutare un bimbo a togliere il ciuccio?

“È necessario responsabilizzare il bambino mediante un percorso graduale, limitando l’uso del ciuccio solo ad alcuni momenti, per poi toglierlo definitivamente. Attenzione a non far coincidere troppi cambiamenti emotivamente impegnativi nello stesso momento (come ad esempio togliere ciuccio e pannolino insieme).”

I capricci sono sempre l’espressione di un disagio?

“Non necessariamente, sono per lo più un atteggiamento di sfida e di richiesta di regole. Spesso esprimono invece una richiesta di attenzioni.”

Come vive un bambino piccolo un conflitto in famiglia?

“Dipende dalla portata del conflitto.
È normale che ci siano piccoli conflitti in famiglia,  pensiamo ad una semplice discussione ad esempio: questa può essere utile al bambino per prendere coscienza della realtà.
Ce ne sono alcuni invece che il bambino non è in grado di sostenere, ad esempio liti che portano a violenza verbale incontrollata o addirittura a violenza fisica. Queste vanno assolutamente evitate.”

Un bambino che viene trattato sempre da piccolo, anche quando raggiunge l’età per fare determinate cose da solo, rimane “indietro” rispetto ai suoi coetanei educati all’autonomia?

“Un bambino trattato sempre da piccolo non è detto che rimanga indietro, poichè egli sa che nei diversi contesti in cui vive deve attenersi a determinate regole e sa ciò che può ottenere in ognuno di questi. Se a casa viene trattato da piccolo mentre all’asilo ci si relaziona con lui in maniera commisurata alla sua età, il bambino crescerà in quest’ultimo contesto al pari dei suoi coetanei.”

Cosa è cambiato tra “vecchi” e “nuovi” genitori?

“I genitori di oggi rispecchiano il cambiamento della società: una volta esistevano più valori, al tempo stesso oggi c’è una maggiore apertura mentale. È cambiata molto anche la figura paterna, sicuramente molto più presente rispetto al passato e, a volte, in posizione paritetica alla madre.”

Il linguaggio scorretto di chi interagisce con il bambino, il dialetto e le parole alterate possono avere ripercussioni negative sullo sviluppo del linguaggio del bambino?

“Quando si parla di linguaggio scorretto dobbiamo distinguere tra il cosiddetto bambinese, cioè quando usiamo nei confronti del bambino vezzeggiativi del tipo lattuccio, giochino, nasetto, boccuccia ecc. accompagnati da un tono enfatico  e il dialetto locale. Utilizzare entrambi è possibile, purchè si faccia capire al bambino che questo modo di parlare è un’altra cosa rispetto alla lingua italiana, con la quale dovranno esprimersi correttamente a scuola.”

Come si può spiegare la morte ai bambini?

“Domanda difficile questa: innanzitutto va distinto se si tratta di una morte improvvisa oppure no. Se possibile, infatti, i bambini andrebbero preparati: loro non sanno il significato della parola ‘morte’, non sanno che si tratta di un’assenza irreversibile. Dovrebbero poter vivere questa ‘esperienza’, andando al funerale per esempio. Andrebbe comunque tracciata una via, sviluppando un racconto metaforico che spieghi il significato del venir meno della vita: ‘la nonna è quella stella nel cielo della notte, che brillerà per sempre lassù’ per es.
È chiaro che ogni famiglia legherà a questa spiegazione la propria visione religiosa o filosofica. Rimane comunque da dire una cosa importante: i bambini, grandi o piccoli che siano, hanno diritto alla verità, in questo caso quella dell’innegabile venir meno della persona cara. Ma questa verità ha bisogno di riferimenti concreti, facendo meno astrazioni possibili, spiegando ad esempio come è venuta meno la persona scomparsa (si è ammalata, ha avuto un incidente, non è stato possibile curarla…) e dove adesso si trovi (dorme nel cimitero).”

Ringrazio ancora:

Tutto lo staff dell’asilo nido
Anatroccolo
gestito da coop. soc. Borgorete
Strada Tiberina Sud, Balanzano (Perugia),
la coord. ped. Catia Catalbiano e Francesca Baglioni, educatrice c/o l’asilo stesso, senza la quale questa intervista non sarebbe stata possibile.

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