Pubblicato in: Cose da mamme

Analisi di un capriccio

Mi sono sempre definita una persona paziente, molto paziente.

Questo non significa che io non arrivi mai al limite, anzi…i grandi lo sanno, quando esagerano perdo il controllo.

Ma numero 5 è specializzato proprio nel farmi esasperare, nel farmi raggiungere quel limite in brevissimo tempo.


Mi mette a dura prova ogni giorno, da quando è nato: è stato l’unico a non prendere gli orari delle poppate neanche dopo il primo mese, è stato sempre refrattario alle regole della famiglia (fuori è un angelo ovviamente!) e insomma, con lui ho sempre sentito di non avere il controllo e di non riuscire a padroneggiare la situazione.

Ci sono dei periodi positivi che durano anche qualche mese, per poi ripiombare nel baratro dei capricci violenti per un altro bel po’ di tempo.

Ecco, ora siamo di nuovo in quella fase.

Li ho contati l’altro giorno i minuti che è stato capace di piangere cercando di ottenere quello che voleva, credevo che un’ora fosse il massimo per lui…invece oggi si è di gran lunga superato, arrivando a più di due ore e crollando addormentato non appena le forze gli sono venute a mancare.

Il tema è sempre lo stesso: “chiedere le cose con gentilezza e non alzare le mani su di me”, concetti che credevo fossero ormai assimilati visto che ha più di 3 anni. Invece no.

Per un’ora è riuscito a gridare “voglio il panino alla nutellaaaaaa!” sbattendo i piedi e provando a colpirmi.

Questo gesto, al quale molti non danno importanza, per me è stato intollerabile fin da quando erano molto piccoli e gli altri lo hanno sempre capito.

Gli altri. Quattro su cinque.


Ho sempre pensato che il merito o la colpa dei loro comportamenti fossero i miei, che dipendesse tutto solo da me. Ma è così?

Se è così, cosa ho sbagliato? È ribelle a causa dell’ atteggiamento che ho verso di lui, o è lui, con il suo carattere, a far sì che io sia nervosa, irascibile, intollerante ecc.?

Lasciando stare questi quesiti esistenziali, credo che la sua “follia”, grinta o testardaggine sia semplicemente una caratteristica innata, e io non so da che verso prenderlo.

Credevo di avere le redini in mano, ma faccio fatica a gestirlo. Mi disorienta, fa crollare le mie convinzioni e mi rende furiosa.

Una cosa è certa: non può averla vinta.

E così si innesca un meccanismo senza fine, un crescendo di urla che a tratti cerco di ignorare (senza alcun risultato) o di calmare guardandolo negli occhi, con tranquillità, radunando tutte le forze che ho per non esplodere facendo il suo gioco.

Parto con le migliori intenzioni, ripetendo tra me e me una specie di mantra (sono una mamma equilibrata, devo stare calma…sono una mamma equilibrata, devo stare calma…), ma puntualmente sbotto.

Dopo aver dato la solita sculacciata, che con lui non serve assolutamente a niente e con la quale puntualmente mi faccio male solo io, ieri ho deciso di chiuderlo in camera.

Dopo nemmeno un minuto, per il rischio che sfondasse la porta a pedate e che i vicini chiamassero i servizi sociali, sono entrata con lui.

Ha fatto un bello show devo dire: ha inveito contro di me cose tipo “cattiva mamma!”, ha lanciato grida sataniche, si è buttato per terra sbattendo le gambe, si è addirittura fatto la pipì addosso…il tutto mentre mi stava ribollendo il sangue ma cercavo di guardarlo impassibile.


 

Gli ho chiesto perché fosse così arrabbiato:

《Perché voglio il panino alla nutellaaaa!》

《Quando ti sarai calmato e chiederai per favore, avrai il tuo panino.》

《No! Adessooooo!》

Poi lo vedo che rallenta, prende fiato, ma ancora urlando mi dice che si sta calmando.

Gli credo, lo faccio uscire e mi promette di smetterla.

Ma puntualmente ricomincia.

Sono esausta, ma non posso cedere!

Decido di fare l’unica cosa possibile. Lo abbraccio e gli dico:

《Ma tu lo vuoi davvero il tuo panino?》

《Sì》, dice con tono dimesso.

《Perché non vuoi chiederlo in maniera gentile?》

《Perché no.》

《Appena ti calmerai e chiederai perfavore avrai il tuo panino.》

《Ok, perfavore…》

Faccio il panino, lo mangia e…si addormenta!

Ho sbagliato tutto. Il braccio di ferro non serve a niente. Prolunga l’agonia, rovina le giornate…e sfinisce, entrambi.

Ci sono caduta per l’ennesima volta, non posso che ammettere il mio totale fallimento.

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